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OPI giovani è un laboratorio permanente che funziona da collettore, interprete e supporto delle peculiarità del mondo professionale infermieristico più giovane con una visione sia interna alla dimensione ordinistica che esterna verso la comunità professionale.
Su quest’ultima, in particolare, l’attenzione è stata posta agli infermieri UNDER 30 denominati “tardi millenials” (nati dal 1988 in poi) al fine di fare una fotografia quantitativa e qualitativa dei giovani
infermieri, ovvero studiare il fenomeno generazionale
.

La survey

Per farlo, nel periodo ottobre-dicembre 2018 è stata condotta una survey: lo strumento scelto è stato un questionario che andava a esplorare, oltre alle variabili socio-demografiche (sesso ed età), il profilo formativo (luogo e anno di conseguimento della laurea, formazione post-base), il profilo
occupazionale (anni di esperienza lavorativa e ambiti operativi) anche i criteri di scelta della sede e dell’ambito lavorativo, la soddisfazione per le scelte sia formative che lavorative.
La fotografia realizzata con l’elaborazione dei dati raccolti – i principali sono rappresentati nell’infografica “I giovani nella professione, uno scatto tra i tardi millenials” che segue – è quella di giovani professionisti complessivamente soddisfatti della scelta professionale, della formazione
ricevuta, dell’ambito operativo, che non cambierebbero professione ma insoddisfatti del riconoscimento economico in relazione a responsabilità e carico di lavoro.
Alla survey hanno partecipato 628 donne e 272 maschi (campione statisticamente significativo e rappresentativo della popolazione dei giovani professionisti): l’età media è 26,4 anni per le prime, 25,9 per i secondi. Per la maggior parte (66%) si sono formati nelle strutture universitarie del nord del Paese, il 18% al centro e il 16% al sud. I più hanno conseguito la laurea tra il 2013 e il 2018 e il
34% di loro ha acquisito anche una formazione post-base (laurea magistrale/specialistica, master di primo livello prevalentemente nell’area emergenza/urgenza, chirurgica, territoriale wound care,
management).
Per la maggior parte di loro (76%) l’esperienza lavorativa va da 2 a 5 anni, solo per un 12% è superiore ai 5 anni. Dei 900 professionisti solo il 7% è in attesa di occupazione: il 13% è libero professionista, l’80% lavora in strutture pubbliche e private con contratti a tempo determinato (pubblico 14%, privato 16%) e a tempo indeterminato (pubblico 29%, 21% privato).
Non c’è un ambito operativo che prevale: le percentuali vanno dal 5% per l’area della salute mentale al 21% dell’ambito socio-sanitario/residenzialità (10% territorio, 14% area emergenza/urgenza, terapia intensiva, 16% ambito chirurgico, 20% ambito medico). L’ambito clinico lavorativo in cui si
registra maggiore soddisfazione da parte degli infermieri è quello dell’emergenza urgenza e terapia intensiva, settore notevolmente ambito anche da coloro che lavorano in campo medico e chirurgico.
L’82% dei professionisti lavora nella regione in cui risiede, il 5% farebbe un’esperienza all’estero.
I criteri che con prevalenza hanno orientato la scelta sono stati motivazioni economiche per 397 infermieri, tipologia di contratto per 465, il bisogno di accrescere competenza e esperienza per 513, motivazioni personali/familiari per 404.

Conclusioni

La voce che registra la maggiore insoddisfazione è lo stipendio, ritenuto inadeguato rispetto alle responsabilità ed è la voce che più di ogni altra registra posizionamento unanime. Sono invece ritenuti soddisfacenti i percorsi formativi ed i rapporti con i colleghi senior. Non sembra emergere un problema occupazionale e la maggior parte degli infermieri lavora nella zona dove ha studiato.
Le criticità sono legate alla qualità dello specifico posto di lavoro. Vi è un forte bisogno di infermieristica nella residenzialità e nel territorio ma ancora oggi questi settori sono ritenuti poco ambiti per più motivi. Uno sprono quindi per i livelli organizzativi a riqualificare velocemente i setting di lavoro residenziali territoriali per renderli attirativi ed adeguati alla professione così come si rende
necessario lavorare fin dal percorso formativo di base su un maggior orientamento alla territorialità e non solo al settore dell’area critica. Si conferma la forte volontà dei giovani infermieri aspecializzarsi fin da subito.